La storia e le donne importanti

 

 

 

LA STORIA

Il CNDI, Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, è una federazione di associazioni femminili e miste impegnate per il miglioramento della condizione sociale delle donne, aperto a donne di ogni idea politica e di ogni religione.
Fondato nel 1903, è il ramo italiano dell’International Council of Women, istituito a Washington nel 1888 sul principio della assoluta indipendenza dai partiti e dalle confessioni religiose[1]
Il CNDI organizzò a Roma nel 1908 il suo primo Congresso che vide la partecipazione di oltre 30 associazioni femminili e miste di tutta Italia, inaugurato dalla regina Margherita, che suscitò larghissima eco sulla stampa.

I° Congresso Nazionale del  CNDI

  

Roma aprile 1908 –  Inaugurazione in Campidoglio

Non fu solo un’occasione mondana è dimostrato dagli Atti di quel Congresso che affrontò le questioni più rilevanti per la condizione delle donne nel campo del lavoro, dell’istruzione, della salute e dei diritti politici. Questo Congresso è stato considerato il primo appuntamento del movimento femminile-femminista italiano. Sciolto nel periodo fascista, il CNDI fu ricostituito nel 1944. La documentazione relativa all’attività del CNDI è depositata presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, di cui è stato pubblicato l’Inventario.
Fin dalla sua fondazione il CNDI è stato presente nel dibattito culturale con iniziative su problemi quali l’appoggio alla formazione di cooperative femminili, l’istruzione delle donne analfabete, l’assistenza alle emigranti, la ricerca della paternità, la gestione della beneficenza, la riforma dei Codici, il ruolo delle donne nelle diverse attività professionali, l’impegno contro la violenza sulle donne, contro lo sfruttamento della prostituzione e la tratta delle bianche.
Il CNDI ha seguito tematiche relative alla condizione femminile viste nel quadro più ampio della società, della famiglia, del lavoro. Si è impegnato per la costituzione delle Consulte Comunali, Provinciali e Regionali e delle Commissioni di parità. Ha fatto parte della 1° Commissione Nazionale presso il Ministero del Lavoro, della Commissione Nazionale per le P.O. Presidenza del Consiglio dei Ministri, di Consulte Regionali, Provinciali e Comunali.
Il CNDI ha organizzato molti seminari e dibattiti pubblici su temi concernenti l’introduzione del divorzio,  la riforma del diritto di famiglia.  Nel periodo più recente, le principali iniziative del CNDI hanno trattato numerosi temi, anche in sintonìa con le linee  dell’internazionale, dalle tematiche dell’integrazione europea, in particolare per quanto si riferisce alle ricadute sulla condizione delle donne, alle politiche di formazione e occupazione, alle azioni positive, al rafforzamento della presenza femminile nella sfera pubblica. Ha anche affrontato i temi legati all’immigrazione in ripetute occasioni, l’ultima delle quali è stato il seminario “Matrimoni misti in Italia: i matrimoni cristiano-islamici” svoltosi a Roma il 19 novembre 2009 presso la Sala Conferenze Facoltà Valdese.
Nell’aprile 2010, in concomitanza con la Riunione Primaverile del ECCW, si sono svolti a Parma una serie di incontri sul tema dell’alimentazione, tra cui il convegno su Il gusto della salute” nel quale sono stati considerati gli aspetti dell’alimentazione in rapporto alle diverse età della vita e nelle numerose sfaccettatute che ha questa tematica in ambito storico, sociologico e psicologico.
Lo stesso tema è stato riproposto a Roma 20 Gennaio 2011 nel’incontro “Stili alimentari: Per essere – Per apparire” seminario-incontro sull’immagine femminile ai giorni nostri, svoltosi presso l’Aula Magna della Facoltà di Teologia Valdese, organizzato dal Coordinamento Regionale CNDI del Lazio. Inoltre il CNDI è stato parte attiva nel Comitato costituitosi per la celebrazione dell’anniversario della Sentenza della Corte Costituzionale n. 33 del 1960 che ha portato al superamento dell’esclusione delle donne dai Pubblici Uffici. E’ stato organizzato un convegno sul tema “Verso la Parità: le donne nelle carriere pubbliche” svoltosi a Roma il 13 maggio 2010 presso la Camera dei Deputati.
Nel maggio 2011, in occasione dell’Assemblea di Napoli, è stata presentata la ricerca di approfondimento che il CNDI ha lanciato, in accordo con le associazioni federate, sulle trasformazioni che investono i lavori e le professioni in seguito all’incremento della presenza femminile. Infatti si è realizzato ovunque un ampliamento della presenza femminile  che comporta una riformulazione dei profili professionali e forza gli stereotipi che hanno condizionato – e implicitamente continuano a condizionare- sia le relazioni professionali sia le scelte di ragazze/i e che impone nuove strategie di conciliazione dei rispettivi compiti. E’ una riformulazione che riguarda donne e uomini e la reciprocità dei loro ruoli nella famiglia e nella società. E’ questo un terreno di grande interesse che ci spinge a guardare dentro  le professioni e a riflettere su come si sono strutturate nel tempo.
Sempre nel 2011 è stato approvata una mozione per sollecitare l’attenzione delle donne nei confronti della politica che le tocca da vicino, in ogni momento della loro vita privata e pubblica. Nel gennaio 2012, a Milano, l’associazione culturale Minerva, federata al CNDI, e il Coordinamento Lombardia del CNDI hanno organizzato un incontro su “Donne che hanno fatto l’Italia” approfondendone il ruolo nell’ambito del Risorgimento, della Resistenza e nella ricostruzione degli anni ’50.

[1] Art. 3 statuto « Le CIF n’est pas fondé dans une perspective sociale, religiosa ou politique particulière. Les questions politiques et religiose ou de nature à affecter les relations de deux ou plusieur pays sont exclues, à l’exception de celles qui touchent aux libertés fondamentales et aux droits de la personne».

 

 

 

LE DONNE IMPORTANTI

Clelia Romano Pellicano
Era un’appassionata amazzone ed una europeista convinta. Parlava francese, inglese, italiano. Svolse attività di giornalista che per quel tempo era una vera e propria rarità specie per le donne. Fu corrispondente della gloriosa rivista mensile «Nuova Antologia», fondata nel 1866 a Firenze poi trasferita a Roma, nella quale facevano le loro prime prove importanti scrittori in vista del momento, tra cui Pirandello. Collaborò anche a «Flegrea» e alla rivista quindicinale torinese «La Donna» che le dedicò qualche suo numero. Scrisse per quest’ultima rivista tre reportage, nel 1909, rispettivamente i nn. 111,115,117 come corrispondente da Londra, dove s’era recata in qualità di socia delegata del CNDI (Consiglio Nazionale Donne Italiane) per partecipare al Congresso Internazionale femminile che lei chiamava la “nostra alleanza”, sorta fin dal 1902. Vi rimase una settimana che fu molto intensa di incontri e di feste e descriveva la gran kermesse di rappresentanti di ben 21 paesi esteri, tra cui Nuova Zelanda, Australia, Norvegia, Danimarca, Finlandia fino alla misteriosa regione del Transvaal, in Africa. Era orgogliosa d’essere rappresentante dell’Italia, arrivata quasi per ultima, ma ben determinata a contare. Bella la sua espressione augurale: «Ricordatevi voi donne d’ogni razza, d’ogni paese – da quelli dove splende il sole di mezzanotte a quelli in cui brilla la Croce del Sud – qui convenute nella comune aspirazione alla libertà, all’uguaglianza, strette da un nodo di cui il voto è il simbolo, ricordatevi che il nostro compito non avrà termine se non quando tutte le donne del mondo civilizzato saranno sempre monde dalla taccia di incapacità, d’inferiorità di cui leggi e costumi l’hanno bollate finora!»
Riconosceva che la battaglia femminile era sacrosanta e imposta da necessità storiche e sociali. Le popolazioni settentrionali avevano capito, prima di tutte le altre, l’idea che il destino della donna è congiunto a quello dell’uomo e che dal rispetto reciproco dipende una vita futura migliore. Raccomandava poi il motto che in quell’occasione era stato coniato: «Nelle cose essenziali unità, nelle non essenziali libertà, in tutte carità». Purtroppo Clelia Pellicano non vide la conclusione della lotta per il suffragio ingaggiata con tante altre socie di numerosi comitati allora sorti per rivendicare i diritti socio-politici delle donne, nonostante che, anche a Roma, nel 1914, avesse partecipato al Congresso con un ordine del giorno da lei stessa stilato e la richiesta d’una migliore retribuzione del lavoro femminile (il diritto di voto alle donne, in Italia, lo ricordiamo, verrà introdotto molto più tardi da Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi con Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 Estensione alle donne del diritto di voto del 1° febbraio 1945). Risulta che lei avesse firmato con il suo nome d’arte, Jane Grey, (nome di una sfortunata regina inglese all’epoca di Enrico VIII) la prefazione del libro La legge e la Donna, scritto da Carlo Gallini nel 1910 per sollecitare il parlamento italiano ad ammettere le donne al voto. Affiancò alla battaglia civile e politica l’attività di scrittrice sotto lo pseudonimo sopra ricordato. In quest’ambito scrisse romanzi e novelle dal forte timbro realistico: La vita in due o Coppie, nei quali analizzava e descriveva le difficoltà del matrimonio, le implicazioni sentimentali, le incomprensioni, l’etica del buon esempio per i figli. S’è perso il romanzo Verso il destino che risulta introvabile anche nell’archivio dei suoi eredi, il nipote Francesco Paolo Pellicano, artista, e il pronipote Furio Pellicano, giovane giurista. Si conservano invece e sono state riedite in anastatica, presso l’editore bolognese Arnaldo Forni Le novelle calabresi del 1908, talune brevi, ma incisive descrizioni della realtà contadina e dell’emarginazione delle donne del popolo, verso le quali la scrittrice nutre sentimenti di viva simpatia e solidarietà. Nello stile si sente chiaramente l’influsso oltre che del primo Verga, di Flaubert e di Maupassant. Clelia Romano Pellicano impersonò veramente il passaggio dalla tradizione alla modernità. Nel 1912 curò una sottoscrizione nazionale ed intervenne personalmente con un suo contributo per favorire il trasporto e la cura dei feriti e degli ammalati. Condivise l’ideologia socialista che era della sua famiglia, mettendo in pratica soprattutto il credo mazziniano dei diritti e dei doveri per una sorta di religiosità laica e si mostrò generosa ed altruista, attenta e positivamente proiettata verso il futuro. Merita d’essere ricordata come esempio d’una femminilità coraggiosa e dinamica che trasmette valori etici e si realizza nella creativa azione divulgativa.